Le mie ossa rotte

E ogni volta mi sentivo così sporca. Anche dopo aver strofinato bene, centimetro per centimetro, gli angoli più nascosti del mio corpo.
Sporca, di uno sporco che mi scorreva ormai nelle vene, sporco mischiato a sangue. Le mie ossa, rotte, i miei capelli troppo lunghi, i vestiti che lui mi regalava, le gabbie in cui ogni giorno mi chiudeva…
Fino a quando ho perso anche te, mia cara amica, perché lui mi doveva bastare, perché lui era il mio tutto e io dovevo essere solo per lui e di nessun altro. Perché io, senza di lui, non esistevo.
E poi… il pavimento, il pavimento un giorno è divenuto acqua, acqua che scorreva dappertutto, acqua che lavava ogni cosa, acqua per le scale.
E l’ho seguita, mia cara Anna, ho seguito quell’acqua. Ho aperto la porta di casa e l’ho richiusa dietro di me, senza prendere le chiavi. Senza aspettare il suo ritorno. Senza di lui.
Senza di lui sono andata verso il mare, mi sono levata i vestiti che avevo addosso e ho atteso… che arrivasse il temporale.

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